Una stanca pioggiorella. Terreno per orto e prato

E come da previsioni, dopo una settimana di sole e algide mattine, è arrivata una fastidiosa e nebbioluta pioviggine ad accompagnarci in questo sabato di metà febbraio.

Meno male che i lavori col trattore sono stati fatti in gran parte ieri, grazie a Sauro e Maurizio: e così ho finalmente una ampia spianata di terra a valle del porcile fino a Bisarno di sotto dove potrò, nell’arco di qualche mese, allestire una prima prodromica forma di orto e, soprattutto, dare sfogo alla nostra pomodoritudine estiva (e di altre sane colture amatoriali, quorum il peperoncino).

Non solo: grazie al lavoro di benna della scavatrice abbiamo anche accelerato i lavori di disossamento dell’aia (altro che piccone!) e anche qui siamo non lontani dal giorno in cui freseremo, concimeremo e pianteremo la miscela di sementa per l’erba fiorita. Obiettivo un’estate dove correre a piedi nudi sul prato davanti casa.

E stamani, quando già una blanda pioggia annoiata cadeva del cielo, da solo mi sono cimentato a fare un po’ di pulizia, sotto forma di movimentazione manuale di alcuni pietroni emersi dal disossassamento del terreno. Mi sono anche tagliato, non ho capito neanche come ma a un certo punto il mio guanto da lavoro ha assunto tinte caravaggiesche, ma la sensazione di benessere, di vivere con consapevolezza l’hic et nunc, mi ha davvero riempito la giornata.