La porcilaia ingentilita.

La serata é limpida. Mi trovo sotto la pergola, con l’Ipad. Il gatto mi é come sempre vicino e la musica stempera un silenzio quasi assoluto, visto che anche il frinire dei grilli si é assopito con le temperature più fresche di queste ultime giornate.

La vita é adesso, canta in una delle poche canzoni che apprezzo Claudio Baglioni: una normalità riconquista, della quale cerco di godermi ogni attimo. Le vacanze sono state splendide, vissute come chi prende fiato dopo una apnea più lunga del previsto. E vissute senza troppi pensieri. Sul presente di quei giorni belle. Col panismo di chi si deve scuotere via polvere, stress e paure. Dieci giorni intensi, colorati, pieni, ludici. Per noi quattro, che per motivi più o meno simili ce le siamo strameritate e che hanno quasi avuto un ruolo medicamentoso.

Poi il rientro, e la vita adesso. Adesso una nuova rinascita a cui stare aggrappati. Il lavoro in Ruffino, che mi sta portando a un nuovo entusiasmante progetto, di cui avrò modo di scrivere (Le Tre Rane Ruffino), ma anche la ripresa di diverse attività qui a Bisarno. In questo settembre ci stiamo dedicando a uno degli edifici più moderni (del primo Novecento) di Bisarno, la porcilaia, la stalla dei polli, dei conigli e dei maiali. Quando io ho rilevato Bisarno, la porcilaia, come ogni altro stabile, giaceva semidiruto e abitato da polli e galline. Una volta, vi erano anche maiali e conigli. Purtroppo non era un edificio bellissimo e per obblighi di legge ci siamo limitati a ristrutturarlo nelle condizioni in cui si trovava prima. Con un effetto complessivo magniloquente e gotico. In questi mesi mi sono quindi ingegnato per trovare soluzioni perseguibili per aggraziarlo e ingentilirlo. La rete elettrosaldata per farci aggrappare dei rampicanti. Una chiusura in ferro al piano di sotto e una vecchia porta colorata in casa a Bisarno al piano di sopra. Uno specchio finestrella. In ultimo, una tettoia da un lato e un marciapiede da un altro per attutirne l’eccessiva altezza.

Poi abbiamo anche finito di mettere le ringhiere a proteggere il muro di divisione dal livello dell’aia a quello dell’orto, con un bellissimo movimento della ringhiera a fasciare anche la cisterna di cemento del vino. E l’orto, per il quale stiamo facendo dei sentierini per collegare le varie zone. L’orto, che continua a produrre pomodori, melanzane, zucchine, cavoli, zucche, peperoncini etc.

La porta di legno rossa del porcile e le ladies di casa

Infine la pergola, che in questa fase precisa rappresenta un forte fil rouge col lavoro in Ruffino, dove mi viene chiesto di far vivere delle esperienze di marchio, coerenti coi valori che da sempre questo esprime: la toscanitá, una certa attitudine all’innovazione e un rimando quasi genomico agli etruschi, al rinascimento e alla civiltà contadina. A casa mia, il pergolato di uva, col tavolo di legno da lavoro, i divani in ferro battuto riutilizzo di un antico letto e di una antica culla, le stringhe di lampadine, le casse per un po’ di musica, le lampade a terra, ecco tutto questo costituisce l’ambiente da me sognato e realizzato che mi permette in parte di esorcizzare tutte le situazioni incerte che stiamo vivendo. Sotto questa pergola nella quale sto scrivendo e prendendo ispirazione, c’é quel mondo bello e buono che ci appartiene da millenni e ci nutre. E anche al lavoro con Le Tre Rane la voglia é quello di creare un ambiente, una locanda di piaceri e di affetti, dove esperire il meglio dell’accoglienza toscana, fra sapori e architetture, con al centro una bottiglia di vino Ruffino.