Il fico e il muro

Un’altra settimana é trascorsa. Vento, sole, pioggia. Temporale, nuvole, nebbia. Una instabilità climatica che ha reso questo maggio uno dei più freddi e piovosi degli ultimi cent’anni e che accompagna le incertezze e gli alti e bassi che caratterizzano la nostra vita.

Intanto, il muro della porcilaia, quello che separa l’aia al piano inferiore, é concluso e siamo riusciti a preservare un virgulto di fico spuntato fra le crepe dirute della precedente muratura.

Quel fico mi era piaciuto da subito. In fondo rappresenta una grande metafora, quasi un insegnamento di resilienza per tutta la mia famiglia. Si vive anche nelle difficoltà. Si cresce forse grazie a queste. Ci si aggrappa con tenacia dove palpita ancora un po’ di vita, persino da una fessura di terra incastonata nella scabra pietro, in un danzante equilibrio verticale. Spero proprio che il fico continui a crescere, apprezzando che lo abbiamo rispettato e attorno al suo snello fusto lasciato un po’ di quella terra che per lui é vitale.

Come stanno esplodendo tutte le piante e i fiori di Bisarno. Noi ci stiamo predisponendo ad accogliere al meglio la primavera che sarà, anche se in parte la primavera é già piovosamente scivolata via.

Come il nostro fico, ci faremo piacere la pietra e le durezze.