Domenica

 

L’erba rugiadosa del primo mattino. Il bucato asciugato dal vento di fine settembre. L’acre di un faló che crepita nei campi qui vicino mentre Matilde sgambetta con la bicicletta mentre cerco di fermare i pensieri al momento. Il soffritto dell’ora di pranzo. Il ciambellone con la cioccolata che mi guidato a ricordi sbiaditi quanto soffici. Al babbo qui con noi intento alle sue parole crociate che interrompe la mia scrittura con le sue domande. I gatti che mi guardano. Arancino che cerca la mia mano, la mordicchia, emette fusa e vuole il contatto. Le astruse geometrie con cui le lastre sono state murate per farsi aia dove ci siamo appollaiati dopo pranzo. La bellezza delle cose. Il nocio gonfio di noci con le foglie pendule e insecchite. Il melograno ingiallito. Le giuggiole. Le ultime fragole. La casa che mi guarda. Le bambine che giocano con mamma e zia. Laura che legge Amore e Guerra. Il sole che lentamente scivola verso la sera e rende blu l’azzurro di fine settembre. Il primo fresco al tramonto. Si rientra in casa dopo il tempo trascorso in giardino. La buonanotte fino al sonno, mano nelle mani paffute.

Questa poesia trovata per caso in rete mi piace molto:

Io sono ora e luce. 

Un giorno nè lontano nè prossimo. 

Non passato non futuro.

Io sono chi crede in me. 

Sono un sorriso che oggi fa fatica. 

Sono un viaggio. Risacca e tempesta. 

Un abbraccio a fatica ricevuto. 

Sono un figlio e un padre nuovo. 

Che si aggrappa e porge la mano.

Uno spillo. Un urlo. Foglie che si muovono.

Quel che sono verrà. E sarà ora e luce